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17 Novembre 2015Pavimento pelvico e biofeedback? Il biofeedback può essere un trattamento efficace nelle disfunzioni del pavimento pelvico? i risultati sono risolutivi e duraturi nel tempo?
Sempre più la prima scelta di trattamento riabilitativo è chinesiterapico e solo in un secondo momento, se necessario, il biofeedback verrà utilizzato a consolidamento del trattamento di riabilitazione del pavimento pelvico.
La sfida futura sarà identificare gli esercizi riabilitativi per il pavimento pelvico efficaci e duraturi nel tempo.
Ecco uno studio che analizza l’efficacia del Biofeedback nella riabilitazione pelvi perineale.
Biofeedback for the treatment of female pelvic floor muscle dysfunction: a systematic review and meta-analysis.
(Fitz FF, Resende AP, Stüpp L, Sartori MG, Girão MJ, Castro RA. Int Urogynecol J 2012; 23: 1495-1516.)
Il biofeedback è stato ampiamente utilizzato come una modalità di trattamento riabilitativo nei casi di disfunzione del pavimento pelvico femminile (e maschile). Tuttavia, l’efficacia di questo approccio terapeutico rimane poco compresa, alcuni studi infatti, suggeriscono di prediligere l’allenamento muscolare che l’aggiunta di biofeedback, poiché da solo non offre alcun vantaggio.
L’obiettivo dello studio è stato di riassumere i dati disponibili da studi clinici, controllati e randomizzati, che valutano l’efficacia del biofeedback combinato alla cinesiterapia del pavimento pelvico, come opzione di trattamento conservativo per le disfunzioni pelvi perineali femminili.
Il termine descrittivo di disfunzioni perineali femminili, comprende una grande varietà di disturbi clinici prevalenti e funzionali che interessano i diversi piani del pavimento pelvico nelle donne.
- Il piano anteriore: legato alla funzione sessuale e urinaria con incontinenza urinaria, prolasso degli organi pelvici e disfunzioni sessuali come le anomalie più comuni.
- Il piano posteriore: legato alla funzione del colon-retto e le disfunzioni più comuni sono l’incontinenza fecale e stipsi.
La chinesiterapia del pavimento pelvico, propone trattamenti conservativi per prevenire e curare le disfunzioni del pelvi perineali femminili, migliorando la funzione e la forza dei muscoli coinvolti.
Il biofeedback risulta solo una tecnica aggiuntiva alla PFMT (trattamento dei muscoli del pavimento pelvico), in cui le informazioni su un processo fisiologico normale, presentato al paziente tramite metodi che utilizzano la visita, l’udito o la sensazione tattile della sonda. Questo metodo utilizzato per insegnare ai pazienti la consapevolezza del loro funzionamento muscolare, per migliorare e motivare gli sforzi del paziente durante i trattamenti riabilitativi.
La compliance del paziente considerata importante in quanto, gli effetti dei trattamenti dipendono anche da questo. L’efficacia di esercizi terapeutici può essere stabilita solo quando i pazienti aderiscono alla riabilitazione e questa è migliorata quando ricevono un feedback positivo.
Nonostante i vantaggi teorici del Biofeedback, alcuni studi hanno dimostrato che non vi è alcun beneficio terapeutico da aggiungere al solo trattamento chinesiterapico convenzionale.
Come risultato, le indicazioni e efficacia dell’utilizzo di Biofeedback nel trattamento di disfunzioni del pavimento pelvico femminile rimangono sconosciute.
E’ chiaro che ulteriori studi sono necessari per verificare se l’aggiunta di Biofeedback per PFMT, è più efficace di PFMT da solo nel trattamento delle donne con diverse disfunzioni del pavimento pelvico. Ancora più importante, il gruppo di donne che beneficeranno il massimo dal trattamento combinato, dovrebbe essere identificato e precisato il reale miglioramento terapeutico determinato, al fine di supportare le decisioni cliniche con adeguate prove scientifiche. La ricerca futura dovrebbe essere ben impostata e adeguatamente dimensionata per affrontare i limiti metodologici degli studi riportati finora in letteratura circa l’uso di Biofeedback nelle donne con disfunzioni del pavimento pelvico.
Anche se gli effetti negativi non sono stati riportati con Biofeedback , si deve ricordare che l’aggiunta di regimi di trattamento non efficace comporta un costo per il sistema sanitario.
Articolo del 15 Ottobre 2015 di The Canadian ContinenceFoundation